Aldo Nicolaj nasce a Fossano in provincia di Cuneo nel 1920. Laureatosi in Lettere con una tesi su George Bernard Shaw, scrittore dal quale catturerà un certo garbo salottiero, inizia a viaggiare come addetto di Ambasciata in tutti i paesi perseguitati dalla guerra. Tornato in Italia nel 1948, sempre più convinto che la sua vita era invece il teatro, continua a scrivere copioni, che otterranno successo però solo all’estero in Francia, Austria, Germania, Russia, America latina, dove le sue opere sono sempre in cartellone. Autore di dialoghi e situazioni delicate, il suo teatro, fatto di “atmosfere” e notazioni psicologiche, ha quindi vita difficile in Italia. Drammaturgo versatile ha avuto, proprio grazie a queste esperienze all’estero, un’apertura verso l’Europa straordinaria.
Osserva tutto con ironia e con un umorismo, lievemente amaro, con un tocco di umanità; ricostruisce ambienti piccolo borghesi analizzando acutamente personaggi, situazioni sempre reali; ma la quotidianità è sempre soffusa di un certo soffio poetico, lirico, di un dialogo leggero, retto a volte con abilità virtuosistica. In chiave ironico-sentimentale, fissa tutto ciò che accade intorno a lui con sguardo a volte ingenuo che coglie le passioni, le fruga, le sviscera, le penetra.
Il senso della solitudine che permea tanti suoi lavori teatrali, si esplica ancora meglio nei suoi numerosi monologhi, ove Egli osserva con occhio acuto e penetrante, a volte anche spiritoso, i suoi personaggi, veramente autentici, a volte pittoreschi. Con uno stile essenziale, una sobrietà di espressione e misura nella parola, l’Autore raggiunge un’intensità nel dialogo, con punte di malinconia e di umorismo che può arrivare a rasentare il farsesco.
La nostra scelta è caduta su alcuni monologhi “Il Telegramma”, “L’incidente”, “La clausola”, “Voglia d’angelo”, “Sali e tabacchi”, “Nozze coi sassi”, “N.N. L’uomo”, che esaltano quanto detto, ove i personaggi tutti femminili, sono ben tratteggiati e animati da un vero dinamismo teatrale. Le sette protagoniste: Laura, Linda, Giacinta, Liliana, Olimpia, Caterina, Franchina, con i loro sfoghi, le loro paure, i loro rimpianti, i loro umori, i loro rancori, le loro inquietudini, le loro ossessioni, si fondono qui in un solo personaggio, interagendo tra loro, dialogando da un personaggio all’altro, perché tutte accomunate da sentimenti universali affini, creature perlopiù chiuse in un clima di fatalità, da cui trapela il senso forse rassegnato della vita che aveva Nicolaj, ed in cui necessariamente l’uomo viene lasciato in secondo piano.